Dybala, il futuro a Roma è un'incognita: decisive le scelte (economiche e tecniche) dei Friedkin

La conferma dell'attaccante non sarebbe legata solamente alla qualificazione Champions

Dybala, il futuro a Roma è un'incognita: decisive le scelte (economiche e tecniche) dei Friedkin
di Stefano Carina
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Venerdì 17 Maggio 2024, 07:00

Il report di ieri su Dybala è la fotografia dei suoi 2 anni romani: «Il calciatore si è parzialmente allenato con il gruppo». Un avverbio quantomai esaustivo. Perché parlare di Paulo a livello tecnico, di classe, di qualità, di incidenza sulla squadra (basti pensare che senza di lui la Roma ha vinto in stagione solo 7 gare) è superfluo. Come Dybala in serie A, non ce ne sono o si contano sulla punta delle dita. È Joya nella sua unicità ma gioia per chi lo guarda giocare, toccare il pallone, inventare. Poi però subentra il “parzialmente”. E allora i discorsi cambiano. Perché una stagione tra campionato e coppe contempla ormai 50-55 partite per un totale di 4500/5000 minuti. E qui i conti non tornano. Per la precisione: ad Empoli, ultima di campionato tra una decina di giorni, la Roma chiuderà un ciclo di 107 partite (tolte le amichevoli) negli ultimi due anni. Moltiplicato per 90 (minuti), escludendo quindi i recuperi, il totale fa 9630. Paulo, tra invenzioni, gol (34, di cui 14 su rigore) e assist (18) ne ha giocati 5057, ossia il 52%. Tradotto: il fuoriclasse della Roma, quello che cambia il volto della squadra quando c'è o non c'è, gioca una partita su due. E spesso, suo malgrado, manca nei momenti topici (quest’anno nelle due gare fondamentali di Leverkusen e Bergamo). Quello che sorprende è come i numeri vadano a braccetto nelle due stagioni romane: in campionato (1859 minuti attuali a 1748), in Europa League (607 a 666), in coppa Italia (89 a 88) e, limitandosi alla serie A nella media dei gol: una rete ogni 143 minuti in questa stagione, una ogni 146 in quella passata.

Roma, Dybala torna ad allenarsi (parzialmente) in gruppo. E Luciano Spalletti fa visita a Trigoria

RIFLESSIONI IN CORSO

Ora la riflessione non è se Paulo debba restare alla Roma o meno. Lo deciderà lui, con il suo staff, dopo essersi confrontato con i Friedkin (cosa mai avvenuta in questi due anni) o con il nuovo ds Ghisolfi e con la Ceo Souloukou.

La clausola rescissoria c'è, qualche interesse pure (Atletico Madrid e club arabi con lo stipendio che salirà a 8 milioni) ma la questione è più profonda. Se si chiede a De Rossi, non direbbe che è pronto a incatenarsi al cancello di Trigoria in caso di addio dell'argentino soltanto perché Daniele ha memoria lunga e ricorda che furono le stesse parole pronunciate da Garcia per Pjanic, con l'epilogo che tutti conosciamo. La domanda è quindi un'altra: Baldanzi, preso per far rifiatare Paulo, è l'uomo giusto? Oppure serve altro? E come si concilia questa esigenza tecnica (fondamentale) con una squadra che, senza i soldi della Champions (ogni speranza è ormai aggrappata all’Atalanta), deve comprare perlomeno due terzini, una mezzala, due ali e ha un punto interrogativo grande come una casa sul nome del futuro centravanti? Quesiti che passano innanzitutto per due vittorie contro il Genoa e l’Empoli, per non avere eventualmente rimpianti. Ma poi si trasferiscono immediatamente al club. Che ha già fatto intendere come le plusvalenze non saranno la solita spada di Damocle che ha accompagnato questi ultimi anni. Bene, questo è un ottimo punto di partenza. Ma i Friedkin sono pronti a continuare negli investimenti? Perché per cambiare la Roma come vorrebbe Daniele, serve una campagna acquisti simile - negli esborsi, non certo nelle scelte operate dall’ex ds Pinto - a quella di tre anni fa quando arrivarono Abraham (40), Shomurodov (19,6), Viña (13), Kumbulla (26) e Rui Patricio (11,8). Alla fine, senza tanti giri, il futuro della Roma ruota attorno a questo. Dybala o non Dybala.

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